giovedì 17 novembre 2016

Principi Fondamentali del Transurfing

La proprietà fondamentale del mondo è la molteplicità delle varianti in cui la realtà può manifestarsi. Esistono, in uno stato di possibilità, un numero virtualmente infinito di varianti di realtà: c’è quella in cui noi non esistiamo neppure, quella in cui siamo ricchi, quella in cui siamo poveri, quella in cui abbiamo scelto una vita monastica e quella in cui abbiamo scelto di diventare un manager d’azienda, e così via.
  • Possiamo chiamare “Spazio delle Varianti” quel campo informativo che contiene le informazioni di TUTTO ciò che è stato, è e sarà. Nella realtà fisica può manifestarsi una sola delle varianti possibili, tutte le altre restano in una dimensione potenziale, ma possiamo indurle a manifestarsi. Poiché ogni variante già esiste, è sempre esistita e sempre esisterà, il tempo che scorre come noi lo concepiamo non esiste, è piuttosto la coscienza dell’osservatore che si muove lungo una linea o l’altra dello spazio delle varianti.
  • Ognuno vive la propria variante, che si interseca con quelle degli altri. Si definisce “strato di realtà” tutto ciò che abbiamo portato a manifestarsi nella nostra vita. Ogni variante ha una sua struttura di base (lo “scenario”) e degli attributi (le “decorazioni”); una lieve modificazione della variante cambia solo le decorazioni (ad es. cambio la mia occupazione nell’azienda in cui lavoro), una modificazione importante può cambiare proprio lo scenario (ad es. cambio radicalmente lavoro).
  • L’energia di emozioni e pensieri permette di sintonizzarci con una variante specifica. In pratica l’energia che emettiamo ci allinea esattamente sulla variante che risuona con quelle precise frequenze e la porta a manifestarsi. Ecco perché ciascuno ottiene SEMPRE ciò che sceglie, il problema è che le scelte avvengono per lo più inconsciamente e sono spesso sintonizzate su vibrazioni di paura, conflitto, mancanza, determinando una vita che si muove su quei parametri di insoddisfazione.
  • Le varianti non possono essere modificate, però noi possiamo scegliere su quali vibrazioni sintonizzarci e, quindi, quale variante manifestare (“Ciò che scegliete si realizza sempre!”). È come quando ascoltiamo la musica alla radio; non possiamo cambiare la programmazione delle varie stazioni ma, se una musica non ci piace, possiamo cambiare stazione. L’unica, importante,  differenza è che le stazioni radio sono limitate e potremmo non trovare la nostra musica preferita, mentre le varianti sono infinite e quindi contengono sicuramente la nostra variante ideale.
  • Secondo quanto appena espresso il destino attuale non si può cambiare. Possiamo però sempre scegliere una nuova linea di vita e, quindi, un nuovo destino. Il destino possiamo considerarlo effettivamente predeterminato, solo che di varianti di ogni destino ne esistono infinite.
  • Secondo Zeland il problema principale nella realizzazione dei propri desideri più autentici sta nella manipolazione che i “pendoli” attuano sugli esseri umani. I pendoli sono delle strutture energetiche (il concetto è analogo a quello di eggregora) che prendono vita quando i pensieri di un gruppo di persone vanno nella stessa direzione, creando un flusso coerente che inizia a vivere di vita propria e ad assoggettare le persone ai propri scopi, al fine di autoperpetuarsi. Zeland li definisce pendoli perché oscillano su determinate frequenze ed hanno bisogno di continuare a vibrare su quelle frequenze per restare in vita. Se nessuno li alimentasse si estinguerebbero.
  • Secondo Zeland ogni pendolo (un’ideologia, un partito politico, un movimento religioso, un club, una credenza di moda, ecc.) è distruttivo per sua stessa natura, perché sottrae energia a chi vi aderisce, cercando sempre di sottometterlo al proprio potere ed ai propri fini; fini che le persone scambiano per propri, al punto di arrivare a morire per una determinata ideologia. Il mondo come lo conosciamo è strutturato sui pendoli e non ne possiamo, quindi, fare a meno, è necessario però trovare quello che più ci corrisponde (altrimenti vivremmo in uno “stato di sospensione” dalla realtà).
  • Gli strumenti che i pendoli usano per assoggettare sono: paura, ansia, angoscia, diffidenza verso chi appartiene ad un altro gruppo, senso di colpa, senso del dovere. Mettendo il dito sulla giusta piaga il pendolo attinge all’energia degli individui. È essenziale comprendere che i pendoli attingono energia anche da chi li combatte! Pensateci bene: per far oscillare un’altalena non importa che la si spinga da un verso o dal verso opposto. Per non stare al gioco del pendolo dobbiamo quindi ignorarlo o reagire in un modo che non si aspetterebbe, “non adeguato” (reagendo, ad esempio, con entusiasmo invece che con sconforto, con gioia invece che con irritazione).
  • È molto importante comprendere che il lottare contro qualcosa è in realtà un alimentare quel qualcosa. Le frequenze di “amore per quel politico” o di “odio per quel politico” producono lo stesso risultato, cioè vanno tutte a nutrire quel determinato politico (come è citato nel film “The Secret” non è forse vero che spesso vincono le campagne elettorali le persone più controverse? Questo perché hanno concentrato tutta l’attenzione su di loro). È lo stesso principio per cui se dicessimo ad una scolaresca: “Adesso pensate agli elefanti” oppure: “Adesso NON pensate agli elefanti” otterremmo il medesimo risultato e cioè che tutti i ragazzi avrebbero gli elefanti nella testa.
  • Tutto ciò che non vogliamo l’otterremo inevitabilmente, per questo è necessario fin da subito rinunciare alla lotta e al contrasto, accettando che esistono altre realtà e che ciascuno è libero di sceglierle e di viverle. Noi semplicemente sceglieremo la nostra. Opporsi giudicare ciò che non ci piace ha come unico risultato l’ottenerlo. È indispensabile imparare ad ignorare le provocazioni dei pendoli (che si prefiggono sempre di prendere energia da noi) ricordandoci, appunto, che sono solo delle provocazioni. Sviluppando l’attitudine di ricordare diventerà sempre più facile esserne immuni. Se una persona ci aggredisce o ci ostacola possiamo estinguere quel pendolo specifico visualizzando la persona in questione in uno stato di soddisfazione, immaginandolo immerso nella situazione che riteniamo possa esser la migliore per lui (estinzione del pendolo).
  • Per non farsi coinvolgere dai giochi dei pendoli è buona pratica imparare ad osservarsi dall’esterno, con distacco (Zeland lo definisce “darsi in affitto”). Ricordiamoci che qualunque situazione esiste già, dagli scenari peggiori ai migliori, noi dobbiamo solo scivolare su ciò che riteniamo più favorevole, senza giudicare niente, sintonizzando adeguatamente le nostre frequenze mentali. Non abbiamo il potere di creare o distruggere nulla, ma solo di portare qualcosa alla manifestazione o meno, per questo non abbiamo neppure il diritto di criticare il mondo per come è o di criticare le scelte degli altri; il farlo ci farebbe subito agganciare da qualche pendolo! È importante imparare a restare il più possibile neutri rispetto a ciò che non approviamo.
  • Dare eccessiva attenzione ad una situazione significa attribuirvi troppa importanza (nulla è importante di per sé, ma solo nella misura in cui noi lo vogliamo, ognuno – infatti – reagisce soggettivamente agli eventi e alle persone). Poiché nell’Universo tutto tende all’equilibrio, dare importanza ad una situazione significa creare un cosiddetto “potenziale superfluo”. Le forze equilibratrici interverranno inevitabilmente per abbatterlo! Ad es. elogiarsi troppo finirà per farci prendere una bella botta sul naso.
  • Lo scivolare in una linea delle varianti per noi positiva richiede allineare le nostre frequenze su ciò che ci piace e che ci procura benessere. Le persone, al contrario, solitamente amano esprimere la loro insoddisfazione per ciò che non va, amano lamentarsi, ed è così che costruiscono, mattone dopo mattone, il proprio inferno personale. Se cediamo alle provocazioni esterne indotti dai pendoli rischiamo anche di finire in un “passaggio indotto”, ovvero in una corrente che funziona da vortice aspirante, dove tutti coloro che vi si sintonizzano finiscono per avere il medesimo destino (cosa che accade, ad esempio, nelle catastrofi o nelle epidemie).
  • La corrente delle varianti, il flusso della Vita, contiene già la soluzione a tutti i problemi. La mente razionale, in costante agitazione, non può che ostacolare la risoluzione di un problema, mentre se impariamo ad affidarci al flusso e a non remare controcorrente le soluzioni arriveranno da sole (concetto espresso nel detto cinese: “Se hai un nemico siediti sulla sponda di un fiume ed aspetta. Prima o poi vedrai passare il suo cadavere!”). Spesso ci guidano nella linea delle varianti che contiene la soluzione ai nostri problemi dei segni conduttori (o segni premonitori sincronicità) che possiamo cogliere nell’ambiente circostante. Sono dei segnali che ci lasciano l’impressione di un sì o di un no rispetto a delle scelte che stiamo per fare, ascoltandoli sempre di più diventerà semplice fluire nella corrente delle varianti. Per discriminare se una scelta sia un segnale intuitivo inviato dall’Anima o un ragionamento più razionale è sufficiente ricordarsi questo: se abbiamo bisogno di convincerci che una data cosa è buona, significa che per l’Anima non è buona! Ciò che percepiamo intimamente buono non ha bisogno di alcun autoconvincimento.
  • Per ottenere una corretta gestione della nostra vita dobbiamo necessariamente rinunciare al bisogno razionale di controllare gli eventi. Rinunciando al controllo otterremo, paradossalmente, un controllo sulle situazioni maggiore di prima! Possiamo “mollare la presa” nella consapevolezza che esiste il flusso delle varianti che opera per noi e che ci porta ciò che abbiamo scelto!

  • Realizzare ciò che vogliamo dalla Vita non è una questione di desiderio, ma del corretto uso dell’intenzione. Ne esistono due tipi: intenzione interna (risolutezza a fare, ad agire volitivamente, ad impegnarsi) ed intenzione esterna (risolutezza ad avere, il modo corretto per surfare sulle varianti). Con l’intenzione interna si attiva la volontà personale di raggiungere un obiettivo attraverso l’azione, l’impegno e lo sforzo; con l’intenzione esterna permettiamo che avvenga la manifestazione di una nuova linea di vita, mantenendoci sintonizzati sul risultato e sulla certezza della sua manifestazione. A questo proposito Zeland dice: “Il desiderio è la concentrazione dell’attenzione su un determinato fine (e non porta a nulla). L’intenzione interna è la concentrazione dell’attenzione sul processo del muoversi verso un fine (funziona ma è dispendiosa in termini energetici). L’intenzione esterna è la concentrazione dell’attenzione su come il fine arriva a realizzarsi da solo!”
  • L’intenzione esterna funziona in modo pressoché istantaneo nei sogni lucidi, cioè quando il sognatore è consapevole di essere in un sogno e, semplicemente focalizzandosi su un obiettivo, esso si materializza (trasformare un assalitore in un coniglio, essere in una spiaggia tropicale, ecc.). Nella realtà comune esiste una latenza ben maggiore nella manifestazione di ciò che scegliamo, ma il principio è lo stesso, ed è per questo che esercitarsi nell’onironautica (cioè nei sogni lucidi) migliora la capacità di considerare anche questa realtà una sorta di sogno plasmabile, in cui il pensiero si manifesta, inevitabilmente! Afferma Zeland: “La realtà si distingue dai sogni solo a causa dell’inerzia della realizzazione materiale nello spazio delle varianti, tutto il resto è uguale!”.
  • A causa del pericolo insito nei potenziali superflui l’intenzione deve essere pura, occorre volere ed agire senza desiderare (concetto analogo al wu wei, il “non fare” del Taoismo). Sollevare una mano per grattarsi, bere un bicchier d’acqua, andare all’edicola a comprare il giornale sono esempi di intenzioni svuotate dai potenziali superflui. L’intenzione è pura quando abbiamo ridotto l’importanza interna (attribuita a sé stessi, alla propria persona o ruolo) e l’importanza esterna (che attribuiamo agli altri e alle cose). Un metodo per ridurre l’importanza del fine desiderato è rassegnarsi alla possibile sconfitta, fin da subito.
  • L’intenzione interna si trasforma in esterna (che è la chiave di tutto il Transurfing) quando il conscio si allinea con il subconscio, quando raggiungiamo un’unità tra Anima e Ragione. Sappiamo con certezza che NON esiste un accordo tra Anima e Ragione quando, nel corso del tempo, sentiamo che la voglia di raggiungere il nostro fine si sta raffreddando e spegnendo.
  • Un fine che ci corrisponde veramente rimane nel nostro cuore e nella nostra mente nel tempo, per raggiungerlo lo strumento principale è la pratica della visualizzazione. La visualizzazione dinamica del risultato raggiunto, con noi che lo stiamo vivendo, è da Zeland chiamata una “diapositiva del fine” e serve: 1) ad allargare la sfera del nostro benessere interiore (perché quando la visualizziamo ci sintonizziamo su delle emozioni e delle sensazioni positive); 2) ad aiutarci a tracciare il cammino che ci porterà al risultato voluto, qualora non avessimo la minima idea di quale sia.
  • La visualizzazione specifica del Transurfing è però quella del processo che porta al fine, cioè della tappa immediatamente successiva a dove siamo lungo la strada (detta “catena di transfer”) che porta a vedere il fine realizzato.
  • La “freile”, secondo Zeland, è la frequenza caratteristica dell’Anima di una persona. È su questa frequenza che dobbiamo accordarci per vivere la nostra vita! Ognuno ha il proprio specifico ed unico cammino che lo porta alla felicità, per questo nel Transurfing si dice di non copiare mai gli altri perché si rischia di essere agganciati da cliché che sono soltanto i pendoli a volerci imporre.
  • Ciascuno ha il suo proprio fine nella vita e la sua propria porta per realizzarlo, imboccare le portee i fini di altri (come accade di solito, a partire dal comune tentativo di soddisfare le aspettative dei nostri genitori) porta di sicuro all’infelicità. La felicità arriva dal movimento verso il proprio fine attraverso la propria porta! Se siamo sulla nostra strada, percepiremo già adesso una sensazione di felicità e non andremo ad ipotecarla al raggiungimento del fine (“Sarò felice quando…”).
  • Un fine altrui è sempre una violenza su di noi, anche se di solito seduce proprio in virtù della sua inaccessibilità. Se tramite il raggiungimento di un fine vorreste dimostrare qualcosa a voi o agli altri, allora non è il vostro fine! La domanda che c’è da porsi è: “A cosa anela la mia Anima? Cosa trasformerà la mia vita in una festa?” Se vi sembra che la vostra Anima non desideri nulla è solo perché siete svuotati di energia e non avete la forza per ascoltarla adeguatamente.
  • Non deve essere la ragione a fare la ricerca del fine, perché non ne è in grado, solo l’Anima sa cosa la fa vibrare veramente. La ragione ha giusto il compito di filtrare tutti gli elementi che si presentano per metterli al vaglio dell’Anima e prestare attenzione al suo livello di benessere. Prima o poi arriverà qualcosa che farà letteralmente vibrare il vostro cuore e saprete che lì c’è il fine che cercavate! Non appena vi “permetterete di avere”, l’intenzione esterna manifesterà la variante giusta per voi.
  • Permettersi di avere è la condizione principale per realizzare i propri desideri. È indispensabile abituarsi all’idea che il proprio fine verrà raggiunto, perché è logico e normale che accada, rientrando perfettamente nell’ordine delle cose (almeno per chi conosce il Transurfing, per altri alcuni conseguimenti potrebbero sembrare del tutto miracolosi).
  • Come dice Zeland: “Sei alla disperata ricerca di qualcosa di speciale? Smetti di essere disperato per questo, stai per ottenerlo comunque. Faresti meglio a pensare che stai solo prendendo ciò che ti appartiene. Stai prendendolo senza chiedere o insistere”. I transurfers cercano semplicemente di consentire al mondo di esaudire i propri desideri più autentici, non lo forzano in alcun modo, piuttosto ne rispettano il naturale funzionamento. All’Universo non fa alcuna differenza manifestare una variante di vita piuttosto che un’altra; non gli importa cosa per noi è favorevole o sfavorevole.

  • Per poter praticare il Transurfing con efficacia è necessario un elevato livello di energia ed un buono stato di salute. La maggior parte delle energie psichiche sono consumate dallo stress e per ridurre lo stress sarebbe sufficiente abbattere l’importanza interna ed esterna. È utile anche abituarsi, con una certa regolarità, a passare uno sguardo lungo tutto il corpo e rilasciare le tensioni muscolari.
  • Avere un alto potenziale energetico significa che l’energia scorre liberamente e in abbondanza nei canali energetici. Personalmente ritengo che molte discipline aiutino in questo senso (Yoga, Qi Gong, Tai Chi, ginnastica dolce, tecniche di respirazione, ecc.), Zeland insegna a visualizzare un doppio flusso energetico nel nostro canale assiale centrale e ad immaginare che il flusso ascendente – originario dalla terra – emerga dalla sommità della testa come una fontana e che ilflusso discendente – originario dal cielo – fuoriesca a fontana da sotto i piedi. Entrambi gli zampilli poi si dovrebbero unire a formare una sfera energetica protettiva.
  • Un metodo proposto da Zeland per raggiungere i propri fini è quello di favorire l’intenzione interna degli altri, lasciando stare il senso del proprio valore e aumentando quello dei nostri interlocutori (ad es. interessandosi e parlando di ciò che a loro interessa). È importante, però, che questo interessamento avvenga con sincerità. Cercate di capire cosa vogliono gli altri e sosteneteli nel raggiungimento dei loro fini, rinunciate all’intenzione di ottenere e sostituitela con quella di dare… di rimando otterrete proprio quello a cui avevate rinunciato! Non criticate gli altri, bensì incoraggiateli! Zeland dice: “Fuggite come la peste i tentativi di ledere il senso del valore personale delle persone!”. Questo metodo di gestione dei rapporti è detto “Freiling” e corrisponde al sintonizzarsi sulla frequenza del proprio interlocutore.
  • Sempre allo scopo di raggiungere i propri fini esiste l’importantissimo “Principio della Coordinazione”. Per procedere attraverso il proprio esatto sentiero di vita non aiuta né l’eccessiva sicurezza di sé, né tanto meno l’insicurezza, è necessario trovare un giusto equilibrio innanzitutto rinunciando a dimostrare il proprio valore e non attribuendo a nulla un significato eccessivo (“Coordinazione dell’Importanza”). L’autentica e pacata sicurezza di sé (la “coordinazione”) nasce da un senso di autosufficienza interiore che non chiede alcuna approvazione dall’esterno,semplicemente voi sapete di ottenere tutto ciò che volete avendo studiato ed integrato i principi del Transurfing. Conoscendo tali principi siete anche in grado adesso di fare una scelta ben precisa: prendere l’abitudine, apparentemente “stupida”, di rallegrarvi degli insuccessi! Percepite, a priori, ogni cosa come positiva! (“Coordinazione dell’Intenzione”). Ogni linea della vita si sdoppia in un risultato positivo e uno negativo, lamentarci ci colloca nella diramazione negativa e rallegrarci in quella positiva. Dice Zeland: “Ogni volta che ti trovi di fronte a un determinato evento, scegli anche il modo di occupartene. Se lo tratti come un evento positivo, vai al ramo favorevole della linea della vita. Ma la tendenza a pensare negativo ti fa lamentare e scegliere il ramo sfavorevole. Nel momento in cui sei seccato e irritato, otterrai un nuovo problema. Il principio della coordinazione dell’intenzione consiste in quanto segue: se si ha intenzione di considerare positivo un evento apparentemente negativo, sarà così. Ricordati: non importa quanto possa essere difficile proprio adesso, il futuro ha una piacevole sorpresa in serbo per te, a condizione che tu continui a mantenere la coordinazione dell’intenzione.” Coordinare l’intenzione si attua lasciando andare il controllo sugli eventi ma scegliendo come rapportarsi ad essi; è il modo più efficace per spostarsi nello spazio delle varianti!
  • Non lottate contro i pendoli ma fate un vuoto dentro di voi (nessuna importanza esterna, nessuna importanza interna) che impedisca al pendolo di agganciarvisi. Ecco di seguito alcuni consigli forniti in “Avanti nel Passato”. • Come fare per non aver paura? Trovate una copertura, una variante di riserva, una via di uscita • Come fare per non agitarsi e non angosciarsi? Agire • Come fare per non desiderare? Rassegnarsi alla sconfitta ed agire • Come fare per non aspettare? Agire • Come fare per non irritarsi? Giocare col pendolo violando le regole del suo gioco • Come fare per liberarsi dal senso di colpa? Smettere di giustificarsi • Come gestire l’indignazione? Cessando la battaglia e muovendosi assecondando la corrente.
  • Secondo Zeland è possibile visualizzare il momento esatto del passaggio da una linea di vita all’altra praticando la “transazione”, che avviene in questo modo: 1) allentate le tensioni muscolari del corpo e visualizzate il flusso di energia nel canale ascendente e in quello discendente. Efficace è immaginare due lancette orizzontali contrapposte e parallele al terreno, una che sporge in avanti dal corpo di almeno trenta centimetri e l’altra che sporge posteriormente. A un certo punto vanno girate mentalmente, nello stesso tempo, l’anteriore verso l’alto e la posteriore verso il basso.Questo “giro di chiave” attiva istantaneamente il flusso delle correnti. 2) Poi è necessario visualizzare la diapositiva del fine, proiettandola nei propri pensieri per almeno un minuto o più. 3)Il terzo ed ultimo passaggio della transazione consiste nel mantenere uno sguardo chiaro e consapevole davanti a sé, senza pensare a nulla. L’esercizio è preferibile farlo passeggiando all’aperto in posti conosciuti. Ciò che potrà essere osservabile è un cambiamento delle sfumature delle decorazioni nell’ambiente circostante, qualcosa di poco netto ma comunque effettivo, ed unaffioramento di sensazioni del passato.
  • Quello che è avvenuto, secondo Zeland, è il movimento dello spazio delle varianti, il moto impercettibile della realizzazione materiale che, nel portarci verso una linea di vita sempre più ottimale per noi, in realtà ci cala in linee di vita passate (come quelle dell’infanzia) dove eravamo più gioiosi e più in sintonia con noi stessi. In quelle linee, se non avessimo deviato, avremmo trovato le nostre porte e il nostro fine; adesso ci ritorniamo, solo che siamo sintonizzati in una nuova posizione del tempo, dove non siamo più bambini, ma adulti. Ecco il senso dell’andare avanti nel passato, che dà il titolo al terzo libro della serie del Reality Transurfing.



http://www.manipurastudio.it/705/


La via del Transurfer - https://faregruppo.blogspot.it

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