lunedì 24 febbraio 2020

L’affossamento del pendolo

Lottare contro un pendolo e’ inutile. Come si diceva prima, lottare contro un pendolo equivale a rifornirlo di energia. La condizione prima e più importante per il successo e’ rifiutare di lottare contro il pendolo.

In primo luogo i pendoli vi pressano in misura proporzionale ai vostri tentativi di liberarvi dalla loro pressione. Potete ripetere all’infinito “Smettetela, lasciatemi in pace!” e potrà anche sembrarvi di essere riusciti a liberarvi dalla loro influenza. In realtà, così dicendo, non fate che nutrirli della vostra energia e attaccarveli ancora di più.

In secondo luogo voi non avete il diritto di giudicare e di cambiare qualcosa in questo mondo. Bisogna percepire tutte le manifestazioni della realtà come quadri in una mostra, che vi piaccia o no. In una mostra ci possono essere tanti quadri per voi poco interessanti. Ma non vi viene nemmeno in mente di chiedere ai curatori di toglierli.

Una volta che avete riconosciuto al pendolo il suo diritto di esistere, siete in pieno diritto di uscire, di svincolarvi dalla sua influenza. Ma l’importante e’ non lottare contro di lui, non giudicarlo, non arrabbiarsi, non perdere il controllo della situazione, che’ diversamente prendereste parte al suo gioco. Al contrario, dovete accettarlo tranquillamente come un fatto dovuto, un male inevitabile e solo dopo uscirne. Ogni manifestazione di non accettazione e’ un’emissione di energia in direzione del pendolo.

Prima di capire cosa significhi scegliere bisogna imparare a rifiutare. Gli uomini, di solito, non hanno le idee chiare su quello che vogliono. Per contro sanno benissimo che cosa non vogliono. Mirando a evitare cose o fatti indesiderati, molti agiscono in modo tale da ottenere esattamente il contrario. Per rifiutare, bisogna prima accettare. Il verbo “accettare” qui non significa lasciar entrare dentro di sé, permettere un accesso, bensì riconoscere alle altre realtà il diritto di esistere e, fatto questo, lasciarsele alle spalle con indifferenza. Accettare e lasciar andare significa far passare dentro di sé un fatto e dargli l’addio, dimenando la mano in gesto di saluto.

Per contro, accettare e tenere significa prendere dentro di sé e di conseguenza attaccarsi o attaccare, opporsi.

Se siete tormentati da pensieri di situazioni che non vi piacciono, state sicuri che le ritroverete nella vostra vita. Facciamo un esempio: a una persona non piacciono le mele. Le detesta, prova un senso di nausea alla loro vista. Potrebbe semplicemente ignorarle, ma non le garba il fatto che nel mondo in cui vive possa esistere una simile schifezza, le mele. Si irrita ogni volta che le capitano sotto gli occhi e manifesta apertamente il suo disgusto. Questo e’ quanto succede a livello materiale. A livello energetico l’uomo in questione si getta con avidità sulle mele, se ne riempie la bocca, le mastica rumorosamente cantilenando contemporaneamente il suo disgusto, se ne riempie le tasche, si soffoca e di nuovo si lamenta di quanto l’hanno esasperato. Non gli passa per la testa il pensiero che basterebbe eliminare le mele dalla sua vita, giacché non le vuole.

Amare o odiare qualcosa non fa differenza. L’importante e’ che se i vostri pensieri sono fissati sull’oggetto dei vostri sentimenti, l’energia mentale si fissa su una determinata frequenza,


voi finite nella rete del pendolo e vi spostate su una linea della vita dove l’oggetto della vostra fissazione abbonda.
Se non volete qualcosa, basta non pensarci, basta passarci sopra con indifferenza, Sparirà automaticamente dalla vostra vita. Gettar via qualcosa dalla propria vita significa non evitare ma ignorare. Evitare significa ammettere nella propria vita ma sforzarsi di liberarsene. Ignorare invece vuol dire non reagire in nessun modo e, di conseguenza, non avere.

Immaginate di essere un radioricevitore. Ogni mattina vi svegliate e ascoltate una stazione radio che odiate, il mondo che vi circonda. Ma se non vi piace, sintonizzatevi su un’altra frequenza!

Può sembrare che una cortina di ferro tra voi e il mondo vi aiuti a difendervi dall’influenza di pendoli indesiderati. In realtà si tratta di una pura e semplice illusione. Protetti da una corazza di ferro potete ripetete a voi stessi quanto volete:”Sono un muro cieco. Non vedo, non sento, non so niente e non dirò niente a nessuno. Non permetto accessi”. Tuttavia, per mantenere un siffatto campo di difesa occorre consumare un sacco d’energia. L’uomo desideroso di isolarsi intenzionalmente dal mondo, finisce per trovarsi in uno stato continuo di tensione. Come se non bastasse, l ’energia del campo di difesa e’ sintonizzata alla frequenza del pendolo contro cui e’ finalizzata la difesa. Ed e’ proprio quello che serve al pendolo. Per lui infatti e’ indifferente come avviene l’emissione d’ energia, se volontariamente o in modo contrario alla vostra volontà.

E allora, come ci si può difendere dall’azione di un pendolo? Facendo il vuoto. Se sono vuoto, non offro agganci. Non faccio il gioco del pendolo ma non cerco nemmeno di difendermi. Lo ignoro semplicemente. L’energia del pendolo, senza toccarmi, si diffonde e si disperde nello spazio. Il gioco del pendolo non mi preoccupa, non mi tange. Rispetto a lui io sono vuoto.

Il compito principale del pendolo e’ attrarre sostenitori e ricevere da loro energia. Se ignorate il pendolo, esso vi lascerà in pace e si rivolgerà altrove, poiché agisce solo con coloro che accettano il suo gioco e che emettono energia alla sua frequenza.

Un esempio banale: vi siete attirati l’attenzione di un cane che incomincia ad abbaiarvi contro. Se vi girate verso di lui abbaierà ancora di più, Se lo prendete sul serio e incominciate a rispondergli, vi inseguirà ancora a lungo, il suo scopo e’ infatti quello di trovare qualcuno con cui litigare. Se invece lo ignorate , lui troverà presto un altro soggetto da provocare. Si noti bene che al cane non passa neanche per la mente di offendersi per l’attenzione che gli avete negato. E’ troppo preso dal suo scopo di ricevere attenzione per poter pensare a qualcos’altro.

Se sostituite al cane una persona tendenzialmente conflittuale e intrigante, il modello funzionerà ugualmente.

Se qualcuno vi infastidisce, provate a misurare su di lui il modello del pendolo distruttivo, probabilmente gli andrà a pennello. Se non riuscite a calmare l’importuno, provate semplicemente a non rispondere alle sue provocazioni, ignoratelo. Finché continuate a fornirgli la vostra energia lui non vi lascerà in pace. Potete dargli energia sia direttamente, litigando con lui, sia indirettamente, odiandolo in silenzio. Smettere di fornirgli energia vuol dire non pensare a lui, toglierselo dalla testa. Provate a dire semplicemente a voi stessi: “Ma che se ne vada al diavolo!”. Vedrete che presto lui se ne andrà dalla vostra vita.


Tuttavia accade spesso che sia quasi impossibile ignorare semplicemente il pendolo. Facciamo un esempio: il vostro capo vi chiama a rapporto. Un rifiuto o un tentativo di difesa equivarrebbero a una perdita di energia, dato che in entrambi i casi si tratta di un sistema di lotta contro il pendolo. In questa situazione potete fingere di fare il gioco del pendolo. L’importante e’ che vi rendiate conto di entrare nel gioco a bella posta.

Immaginate che un pezzo d’uomo brandisca contro di voi una mazza con l’intento di colpirvi. Voi non fate resistenza, non vi difendete e non attaccate. Vi fate semplicemente di lato, così l’energumeno con la mazza in mano vola nel vuoto. Il pendolo, non potendo agganciarvi, e’ affondato e scomparso.

Questo principio e’ alla base dell’aikido. Qui succede letteralmente che l’attaccante viene preso per il braccio, accompagnato nei suoi movimenti e quindi rilasciato dalla parte in cui e’ diretta la sua energia. Il segreto sta nel fatto che il difensore non si oppone all’attacco, si accorda con la linea dell’attaccante, lo accompagna un po’ di tempo e quindi lo rilascia. L’energia dell’attaccante si disperde nel vuoto, perché, se il difensore e’ “vuoto”, non offre appigli.

La tecnica di questo morbido approccio consiste nel fatto che voi all’inizio rispondete al primo attacco del pendolo con un consenso e solo in un secondo momento vi mettete diplomaticamente in disparte o convogliate senza insistenza l’energia nella direzione che vi interessa.

Il vostro capo, per esempio, vuole scaricarvi un lavoro e insiste affinché esso venga svolto esattamente come vuole lui. Voi sapete che sarebbe meglio operare diversamente o ritenete addirittura che non spetti a voi fare questo lavoro. Se incominciate ad obiettare, discutere, giustificarvi, il capo, con durezza, esigerà la vostra obbedienza. Lui infatti ha preso una decisione e voi gli andate contro. Provate a fare il contrario. Ascoltatelo con attenzione, concordate con lui, smorzate il vostro impulso alla discussione. E solo dopo incominciate tranquillamente ad esaminare con lui i dettagli della questione. In questo preciso momento avete assorbito l’energia del capo ed avete cominciato ad emettere alla sua frequenza. Il suo impulso, non trovando resistenza, per un po’ di tempo si fermerà. Non ditegli che voi sapete meglio di lui come svolgere il lavoro, non opponete rifiuti e non discutete . Fate semplicemente in modo di consigliarvi con il capo su come potreste eseguire il lavoro nel modo migliore o piu’ veloce o su chi altri potrebbe svolgere il lavoro più efficacemente di voi. In questo modo risulta che voi oscillate insieme al pendolo ma lo fate in piena coscienza, senza prendere parte al gioco, quasi osservando dal di fuori. Il pendolo oscilla, pienamente immerso nel gioco che e’ il suo, dato che e’ lui a prendere le decisioni con cui gli altri concordano o su cui si consultano. E voi vedrete che l’energia, inizialmente indirizzata verso di voi, finirà per disperdersi altrove, in direzione di un’altra decisione o alla ricerca di un altro esecutore. In questo modo, per voi personalmente, il pendolo e’ affossato.

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